Acqua e fuoco come radici dell' operatività nei nostri luoghi. Bocche di pozzi bocche di forni, come percorsi di ricognizione nei nostri luoghi dei segni della operatività umana per captare acqua, anche ogni piccola goccia, e produrre fuoco; questo il percorso generale del libro, dal titolo in dialetto, di Leonardo Tinelli. Lineare il percorso, in un groviglio intricatissimo di scavo e di amore per i luoghi dell' uomo, per i nostri luoghi del Sud, dove in ogni più piccola piega della terra e in ogni sfumatura grigia della pietra è il segno del tempo e della fatica dell' uomo. E allora acqua e fuoco non solo intesi come elementi primordiali notoriamente indicati da Talete ed Eraclito, ma più propriamente come "radici" di empedoclea memoria, che sottendono la necessità e l'immutabilità della realtà ordinata dall' Amore, a cui gli uomini devono tendere attraverso la purificazione dall' Odio. Ci viene in mente Holderlin della bella poesia "Empedocle" :"Cerchi la vita, cerchi, e ti sgorga splendendo/ divino fuoco dal fondo della terra,/ e tu, rabbrividendo di brama,/ ti scagli giù dell'Etna nelle fiamme." Leonardo Tinelli ci dà "Istruzioni per l' uso" già nel frontespizio del libro, per percorrere il labirinto del suo cercare e indica, nella riappropriazione del tempo e del non far niente da parte di ciascuno, la possibilità di ritrovare tutte le cose nel niente. E nel "Fare indice/ri-fare i testi" , alla fine del volume, si parte appunto dalle apofonie, epifanie e ana-logie del Ni-ente, intese le prime come suoni che provengono da lontano, le seconde come prime apparizioni-immagini (dal greco epiphàneia), le ultime come rapporti di somiglianze che inducono ad altre conoscenze. A proposito dell' indice di "Vocche de puzze vocche de furne"notevole è l'indicazione interpretativa della complessa opera poiché i titoli in corsivo dei vari testi del volume sono piccola cosa in confronto alla chiave di lettura fornita dall' autore stesso (quindi ri-fare i testi). Che Tinelli sia un appassionato studioso di filosofia (disciplina che insegna da lunga data) traspare da tutta l'opera per lo scavo di ricerca, per la capacità di manipolare quasi giocando la lingua, oltre che quella dotta anche il vernacolo, per i riferimenti espliciti al pensiero antico e alla filosofia moderna: Socrate, Platone, Spinoza, Derrida… A tal proposito, divertente ma profondamente speculativo è il dialogo di Socrate in punto di morte, costretto a bere cicuta per non più influenzare i giovani con la parola, che sul letto "chi màne s'avvuantàve a trozzele du nutidde e forte sa struculàve" e prega Cebete di allontanare la moglie Santippe che imprecava ad alta voce lamentandosi della sorte del marito. Altrettanto interessante è la speculazione su realtà e possibilità inserita nel quadrato logico di Psello. Non manca nel testo un riferimento alla necessità di fondare anche nei piccoli luoghi del Sud l'età contemporanea della storia a partire dal "Pensiero meridiano" di Cassano. Amore per i luoghi dell' uomo abbiamo definito "Vocche de puzze vocche de furne" e non a caso il libro si chiude con una poesia dello stesso Leonardo Tinelli "A buttiglie chiàna d'acque chi papavere jinde" che presenta due bambini i quali, di nascosto, dopo aver allontanato i propri genitori, recano due papaveri rossi in una bottiglia piena d'acqua nel luogo in cui hanno interrato la loro gatta morta; di nascosto perché l'amore necessita nascondimento, ma deve anche spandersi come i due papaveri rossi deposti sul logo che racchiude amore. Belle le immagini delle aperture di pozzi e forni, inserite nel volume, riprodotte dal fotografo Gianni Dimitri, bellissime quelle dell' artista Paolo Fasano, a cui il libro è dedicato, e che non potè portare a compimento il suo lavoro, intrapreso con grande entusiasmo proprio in collaborazione con Leonardo Tinelli. E l'autore del libro definisce queste immagini una ricerca nel nero delle pietre "nella circostanziata, profondissima,/ eterna dimensione del limite,/ nel momento/ di una paura, di un'intenzione, di un'idea" e ancora "nessun estetismo può cancellare il gesto della/ rappresentazione/ nessun presente può rappresentare tutto (…) e allora, Paolo, coloro che sono… fa(ra)nno!". Tali versi esprimono un augurio e un' esortazione affinché continuino lo scavo e la ricerca nell'agire umano.

a cura di Dott. Barbara Tinelli

Leonardo Tinelli, Vocche de puzze vocche de furne, tip. Fusillo, Noci (BA) 1993. 

Per reperirlo rivolgersi a leonardo_tinelli@libero.it.